Gravina, Fiumicino, Erba

afp_12359028_24290 Per una volta la cronaca che prende il primo posto, e i primi tre titoli del TG, strappandolo perfino al Festival di Sanremo, non lo fa per parlar d’altro, ma per darci un colpo di flash in faccia che ci acceca svelandoci un paese orribile.

La pallida speranza che i bambini di Gravina non siano stati uccisi lascia il posto all’orrore di pensarli agonizzanti in quel pozzo.

Un paese insicuro per quei bambini, una nuova Vermicino senza speranza, caduti in un pozzo nel centro di un paesone senza che nessuno li aiutasse, una fine annunciata tra un papà e una mamma incapaci di esserlo fino a usarli come armi l’uno contro l’altro.

La pazza carambola in pieno giorno a Fiumicino ci racconta il disprezzo per la vita. Un disprezzo profondo ingiustificabile con i vent’anni dell’omicida, se il far rombare il motore vale più del rispetto della vita propria o altrui.

Fermiamoli, si può! Si dovrebbe potere. Si deve.

Un disprezzo per la vita testimoniato ad Erba dal vicino che ci racconta di come il tranquillo netturbino gli tagliava la gola mentre la moglie del netturbino massacrava sua moglie e picchiando picchiando “si sentiva sollevata”.

Ci racconta di un paese che odia, odia, odia… Odia così tanto da fare scempio di un bimbetto di due anni. Un paese però fatto della banalità del male, il male di un papà e una mamma, il male di un ragazzino imbecille, il male del vicino di casa. Non sono marziani, non sono negri, ebrei, albanesi, marocchini. Vivono con noi e sono come noi. E’ un brutto paese.