Effetto Kosovo, Francesco Battistini e il Corriere della Sera: cialtroni!

Quel bel richiamo in prima sul Corriere della Sera di ieri non poteva non attrarre come le mosche al miele chi si interessa di popoli e nazioni: “Effetto Kosovo: voglia di secessione. Dalla Spagna al Messico, nuova linfa ai secessionismi”. Il Messico?

Si va all’interno e ci sono ben due pagine, la 12 e la 13. Ovvero è il reportage più importante che il giornale offre ai suoi lettori. Potrebbe essere l’occasione perché il più importante giornale italiano faccia il punto su cosa mette in moto l’invenzione del Kosovo come Stato da parte della Nato. Ma alla lettura del pezzo si rimane indignati per il pressappochismo, la superficialità, le scelte politiche e la vera ignoranza dimostrate dall’articolista Francesco Battistini, già famoso per performance ineleganti in America latina.

Intanto sul Kosovo c’è ben poco, un’intervista all’oramai ottuagenario Carlo Jean, che trova la maniera di lodare Henry Kissinger, e un’altra ad Hashim Thaci, il nostro uomo all’Avana (Pristina), firmata Mara Gergolat. Questa poche righe dopo confessa di star copincollando quello che Thaci ha detto alla BBC. Ma il Corriere i leader di un nuovo stato che ci sta sorgendo di fronte non se li può intervistare direttamente senza passare da Londra? E per copincollare le interviste altrui non bastano i blogger?

Le due pagine sono arricchite da due cartine, una del mondo e una del Kosovo. La cartina del Kosovo è intitolata “mosaico balcanico”, che sarebbe un’altra cosa, ma pazienza. L’occhio esperto capisce che nella cartina le province in viola sono a maggioranza serba e e quelle arancioni albanesi. L’occhio non esperto non capisce niente: la didascalia è completamente sballata. Con quanta incuria si fa il paginone centrale al Corriere?

Ma questo è il contorno. Quello che allibisce è il testo di Battistini, il pezzo centrale, commentato graficamente con la mappa dei cinque continenti. Andiamo a guardare quel Messico che tanto ci stuzzica fino a metterlo nel titolo e richiamarlo in prima.

Il Messico nell’articolo non c’è, se non citato in una lunga lista di paesi dei quali per Battistini forse il Messico è il più esotico. Perché sia alla testa dei paesi a rischio secessione Battistini non lo spiega. Ci fa il titolo ma non lo spiega.

Ci aiuta nell’arcano la cartina: sotto la parola Messico dice Chiapas. Ovvero il Messico avrebbe il problema del secessionismo del Chiapas! Ma davvero Battistini? In 14 anni gli zapatisti hanno detto tante cose, ma quelli che hanno sempre teorizzato di non voler prendere il potere, a staccarsi dal Messico non ci pensano nemmeno. Balle insomma, una cosa inventata lipperlì (o scritta per sentito dire, che è pure peggio) da Battistini per i lettori che pendono dalle labbra di Via Solferino.

Eppure parlando di Messico si sarebbe potuto fare un discorso geopolitico interessante, ma del quale Battistini non ha alcuna cognizione: sarà la cosiddetta Mexamerica, il nord del Messico sempre più integrato agli USA, a volersi staccare dal Messico? Oppura sarà il Sud degli Stati Uniti dove lo spagnolo trionfa, a desiderare prima o poi di riunirsi al Messico dopo un secolo e mezzo di separazione?

Affascinante quesito, ma non per Battistini, che avendo appena sentito nominare gli zapatisti inventa il secessionismo del Chiapas.

Parlando di America latina Battistini ignora anche il secessionismo petroliero antichavista dello stato Zulia in Venezuela e tace del tutto su quello ben più importante di Santa Cruz e dintorni in Bolivia. Come possa un giornalista della redazione esteri del più importante quotidiano italiano ignorare il caso Santa Cruz, dove milizie armate soffiano quotidianamente sul fuoco, è un mistero.

Di questo si parla quando si parla di secessionismo in America, ed è un problema straordinariamente grave quello della sedicente Nazione Camba, non certo del Chiapas dove il secessionismo lo inventa l’ignorante del Corrierone. Bocciato, ma non è finita: c’è di peggio.

Andiamo in Spagna: il facilone Battistini fa una lista dove mette Paesi Baschi, Catalogna e Aragona. Basta aver fatto un Erasmus per sapere che le cose sono ben più complesse, e che ben prima di un’improbabile velleità secessionista aragonese (per riunirsi alla Catalogna o per star soli?) vengono almeno la Galizia e il Levante, problemi potenzialmente ben più seri per Madrid.

E’ evidente poi che Battistini usi due pesi e due misure. Toni allarmati per il sud o l’est “canaglia” del mondo pieno nelle parole di Battistini solo di folli criminali, fanatismi e lotte tribali, concilianti verso il Nord del mondo. Il Quebec per esempio, dove i secessionisti sono mezzo paese, per Battistini è appena percorso, e di tanto in tanto, da venti di secessione.

L’Africa intera è liquidata con un generico “lotte tribali”? Un reportage di due pagine non è il luogo per approfondire? E’ una guerra tribale quella del Congo nella quale intervengono tutti i paesi confinanti?”Lotte tribali” uguale primitivismi, uguale cavoli loro, sembra dire Battistini che non perde neanche cinque minuti a lavorarci.

Che mestiere fa Battistini? Chi prepara e seleziona i giornalisti del Corriere? Chi ne verifica la sostanza dei contenuti? Ci vuole così poco per scrivere il paginone centrale del Corriere?

Non è straordinario poi come un giornale di Milano dimentichi del tutto il secessionismo della Lega Nord e la sedicente Padania? Non è straordinario che dimentichi l’indipendentismo sardo che pochi giorni fa ha provocato incidenti a Cagliari? Non è il colmo che nella lista dei paesi a rischio frammentazione metta la Finlandia ma dimentichi sia l’Iraq che l’Afghanistan? Il problema della frammentazione dell’Iraq ha occupato le diplomazie occidentali per decenni ed ha fermato la prima guerra del golfo. Ma a Battistini non risulta e nella sua cartina l’Iraq non è a rischio secessione. A che gioco gioca il Corriere?

Sulla Padania, sull’Iraq, sull’Afganistan, sulla Bolivia e ainda mais, la scimmia del Corriere non vede, non sente e ovviamente non parla. Ma a chi conviene far scrivere solo scimmie (male) addestrate sul più grande quotidiano italiano? A chi conviene il giornalismo dei Battistini?