“Il Riformista” chiude. Che peccato!

logoEmanuele Macaluso, 88enne successore di Antonio Polito alla direzione de “Il Riformista”, sostiene che «il giornale chiude per colpa dei tanti finti giornali che percepiscono gli aiuti destinati ad altri, e perché non ha sponde politiche». A me sembra di ricordare che il Riformista, l’imprescindibile foglio nato dalemiano nel 2002, “né di destra né di sinistra”, incassasse QUATTRO euro di finanziamento pubblico per ogni copia venduta al giorno e chiedo venia se mi sbaglio di un pochino.

I conti della serva in tasca ad Antonio Polito (caduto in piedi in Via Solferino) li facemmo nel 2008 e la situazione non dovrebbe essere cambiata più di tanto. 2.2 milioni di Euro di soldi pubblici per 2.000 copie vendute (17.000 dichiarate), ovvero 1100 Euro l’anno per ogni “lettore” e ottimi stipendi per i pochissimi redattori di un finto giornale. Possiamo discutere di tanti dettagli e dell’inviolabile libertà di Polito e successori di prendere fior di stipendi pagati dai cittadini, ma se un giornale blairiano non sta neanche un pochino sul mercato non dovrebbe poi lamentarsi. Anzi, dovrebbe celebrare la propria chiusura: il liberismo finalmente trionfa, non abbiamo più ragion d’essere.

La conferma che, al contrario di Liberazione e de Il Manifesto, il Riformista non sia interessato a sopravvivere online, testimonia che la sua ragion d’essere era il finanziamento pubblico. E per un finto giornale, senza lettori se non nella ristretta cerchia del circo della politica, che celebrava come il migliore dei mondi possibili lo strangolamento neoliberale dei servizi pubblici essenziali e dei diritti dei lavoratori, neanche una lacrima.