Guatemala, 30 anni dopo processo per genocidio per Ríos Montt

riosmonttPochi pensavano che potesse succedere, eppure anche in Guatemala la giustizia avanza per il genocidio con il quale l’esercito guatemalteco, con il supporto organico di quello statunitense, in nome dell’anticomunismo fece terra bruciata della comunità Maya, assassinando almeno 200.000 persone tra gli anni ‘60 e ‘80, il numero più alto tra tutti i sistemi repressivi latinoamericani.

Ebbene l’ex presidente, il generale in pensione Efraín Ríos Montt (foto), attende da ieri agli arresti domiciliari un processo nel quale sarà giudicato come mandante di 266 stragi dove furono assassinate almeno 1.700 persone, stuprate 1.400 e che causarono almeno 29.000 profughi (in totale circa 500 villaggi maya furono rasi al suolo con circa un milione di persone che dovettero rifugiarsi all’estero o nascondersi nella “sacra selva”.

All’udienza storica di ieri a Città del Guatemala, nella quale è stato disposto il rinvio a giudizio e gli arresti domiciliari per l’ex onnipotente Ríos Montt, oggi 86enne, erano presenti decine di familiari delle vittime che da più di 30 anni reclamano verità e giustizia.