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Storia dei rifiuti in Campania, uno straordinario documento

Chi ha più responsabilità per il disastro ambientale campano? La politica campana, le gestioni commissariali, la camorra, i cittadini, le grandi imprese del Nord che hanno largamente approfittato?

La storica piemontese Gabriella Gribaudo pubblica in anteprima per la rivista de Il Mulino la storia di 14 anni di crisi. Un saggio di 20 pagine da stampare e da leggere con tutta calma. Ne emergono i cittadini come vittime, nonostante il facile pregiudizio razzista antinapoletano diffuso nel paese e la magistratura come ultimo baluardo. Ma ne emergono anche le gravissime responsabilità della politica e del clientelismo, lo scandalo nello scandalo delle gestioni commissariali, ma soprattutto il ruolo nefasto e decisivo di uno dei più grandi poteri della nazione, il gruppo FIAT, che con l’Impregilo ne emerge come il vero cuore dello scandalo.

Una grande impresa del Nord, onnipotente e impunita, che dai rifiuti in Campania, all’Alta Velocità al ponte sullo stretto di Messina, sa sempre come far fruttare il suo saper fare e relazionarsi con la zona grigia della politica e l’inchiesta contro la quale, che chiama in causa pesantemente Antonio Bassolino, va avanti con estrema difficoltà. L’Impregilo vinse una gara dubbia, su cui tuttora la magistratura indaga; avviò la costruzione di un termovalorizzatore che è in realtà un inceneritore, sette impianti di Cdr che producono inutili ecoballe di rifiuti triturati, ha scaricato i costi delle sue inefficienze sul commissariato straordinario. Un piano, una gara, un contratto sbagliati, un’esecuzione ancora peggiore, coniugati con l’inefficienza totale della pubblica amministrazione, emergono come la causa prima del fallimento del ciclo dei rifiuti campani.

Come nel ciclo dei rifiuti nocivi c’è una stretta complementarietà fra interessi nazionali e interessi locali. Imprese nazionali e internazionali hanno tratto profitti dalla politica dell’emergenza in cambio di una pessima prestazione, ripetendo lo scandalo in Campania del terremoto del 1980.

A farne le spese sono stati il territorio e i cittadini comuni, quelli che non avevano poteri di pressione e scambi da attuare per fare sentire la propria voce, e che oggi, paradossalmente, sono criminalizzati se protestano e sono chiamati ad assumersi responsabilità che non hanno di tanto disastro.

Un saggio di 20 pagine da scaricare [1], stampare e da leggere con tutta calma e commentare su Giornalismo partecipativo [2].