SUV

Della brutta piega che sta prendendo la vicenda Marchionne è stupefacente lo spellarsi di mani per l’ideona di costruire SUV a Mirafiori. Fefè Bonanni fa le capriole per la gioia, ma anche i vari Fassino, Cota eccetera sono felici come pasque in una strana alleanza dove, dalla Fiom al Pdl, l’importante è produrre, produrre, produrre qualcosa pur che sia, senza pensare mai al modello di sviluppo con il quale vogliamo uscire da una crisi che questo stesso modello ha causato.
Con la benzina a 1.60 Euro al litro (e se per caso usciamo dall’Euro va a 5.000 lire!) dovremmo sterzare tutto verso il risparmio, auto elettriche, all’idrogeno, a pipì se necessario, come fanno le concorrenti europee soprattutto tedesche. Invece la FIAT (o FIAD, Fabbrica Italiana Automobili Detroit, altro che Fabbrica Italia) per le residuali fabbriche italiane punta su bestioni che consumano benzina, spazio, energia e sono intrinsecamente pericolosi per chi se li trova di fronte.
Il fatto è che Marchionne va in giro sulle strade della California o del Michigan ed è neoliberale inside nel senso che crede all’espandibilità infinita del mercato. Lo presentano come un innovatore ma è difficile pensare a qualcosa di più trapassato dei SUV. Qualcuno dovrebbe portarlo a parcheggiare in qualche centro storico dell’Abruzzo o dell’Umbria.
Poi una volta prodotti i SUV bisognerà venderli e il principe dell’ultraliberismo, il decisionista del XXI secolo che mai si abbasserà a trattare con chicchessià perché sa tutto lui (con Bonanni sempre dietro a dargli ragione), finalmente libero di licenziare ma non di convincerci a comprare bestioni indigeribili da un mercato impoverito (e per il quale non sono adatti), comincerà a pietire gli incentivi alla rottamazione perché sennò (dove l’ho già sentita?) si offende, prende il cappello e se ne va… E io pago…