Monterrey: più di 50 morti nell’assalto al Casinò

Monterrey

CIUDAD JUAREZ E’ di almeno 53 morti il bilancio dell’assalto terroristico al Casino Royale di Monterrey, la più importante città del Nord del paese. Secondo le prime ricostruzioni un gruppo di almeno mezza dozzina di uomini armati sarebbero entrati nella sala da gioco affollata intorno alle 15.30 ora locale, le 23.30 italiane, sparando all’impazzata, quindi l’avrebbero cosparsa di benzina e poi avrebbero fatto esplodere almeno una granata.

L’effetto del o degli ordigni sarebbe stato amplificato –è la spiegazione ufficiale delle autorità che tentano di svicolare dalla responsabilità di affrontare un atto di guerra come tale- dal fatto che le uscite d’emergenza della sala sarebbero risultate chiuse a chiave trasformando così l’edificio in una trappola mortale che, nella calca avrebbe prodotto il maggior numero di morti. Secondo alcune fonti il terribile attentato –il più grave in questi anni in Messico- sarebbe da ricondurre allo scontro tra cartelli minori per il controllo del narco e del gioco d’azzardo negli stati di Nuevo León, del quale fa parte Monterrey e Coahuila, dove domenica scorsa una partita di calcio era stata sospesa a causa di una sparatoria.

COMMENTO – Pur nel Messico violento di questi anni, 50.000 morti da quando Felipe Calderón è presidente, le dimensioni della strage di Monterrey lasciano sgomenti. La situazione è fuori controllo, siamo di fronte a un narcoterrorismo che non vacilla a mettere a ferro e fuoco il centro di una delle maggiori città del paese e la strategia di guerra al narco del governo messicano -d’accordo con quello statunitense- non ha portato a nessun risultato se non l’esplosione del paese. La società civile –come ha confermato lo scorso giugno la Carovana per la Pace con dignità e giustizia che ha come figura principale il poeta Javier Sicilia e che lo scorso giugno ha unito Città del Messico a Ciudad Juárez- chiede pace ma la politica non sa rispondere alla violenza dei narcos che con una guerra per bande nella quale l’esercito e le 2.000 diverse polizie del paese sembrano condurre tutte strategie che poco hanno a che vedere col ristabilimento della legalità. Così 100 milioni di messicani sono ostaggi e rubricati, come già sta avvenendo per i morti di Monterrey, come danni collaterali.