Il Natale escludente di Josep Ratzinger, di Letizia Moratti e la festa della famiglia in Uruguay

4250 Josep Ratzinger, papa Benedetto XVI, potentissimo e al tempo stesso impotente verso il Secolo, ha lanciato una sorta di appello/anatema: “festeggi il Natale solo chi è credente”. Nella sua velleitarietà l’appello del pontefice non ha a che vedere né col consumismo né considera le radici precristiane della festività. Ha a che vedere con l’utopia di una cittadella cristiana in terra che tra l’aprirsi e il sentirsi assediata, non solo dalla modernità, in questa fase storica ha scelto di sentirsi assediata.

Benedetto XVI, che senza averne titolo invita i non credenti ad astenersi tanto dalla ritualità come dal luogo d’incontro rappresentato dal Natale, ha il bene, il dono, la virtù della semplicità di fronte ad un

mondo irrimediabilmente complesso. Ma facendo della semplicità un dogma, il papa tedesco la trasforma in semplificazione, e abita un mondo che non è il nostro e mi permetto di dire, non è quello della maggioranza dei credenti. Abitando nella purezza dell’antinomia credente/non credente, famiglia di Betlemme/non famiglia, on/off, credo semplicemente che smetta di dialogare, che si arrocchi in una torre eburnea e solo crede da lassù di vedere meglio la nostra realtà. Si sbaglia. Dal balcone di San Pietro vede solo formichine osannanti, ed è facile essere assaliti dalla tentazione di schiacciare le formichine che non osannano, quelle dubbiose, quelle che cercano di trascinare un chicco di grano più grande di loro e quelle che semplicemente vanno altrove. Immaginiamoci se anche un solo papà non credente e magari separato decidesse di privare i suoi bambini del Natale in ossequio alla logica da Sant’Uffizio del papa. Siamo sicuri che nessun papà darà ascolto al papa.

E allora santità, umilmente mi permetto di suggerirle un modello che sicuramente in lei desterà scandalo. Glielo suggerisco per sua cultura personale, me ne scusi l’ardire e se le causo scandalo. In Uruguay da cent’anni non esiste più il Natale né alcuna altra festa religiosa. Ma non si allarmi, nessuna religione è perseguitata dagli orientali. Solo che in epoca positivista si ritenne che la laicità stretta dello Stato fosse l’unico luogo possibile della libertà di culto e, mi permetta, di non culto.

Ma non è che il 25 dicembre in Uruguay non si festeggi e si vada a lavorare. Nel calendario della Repubblica Orientale dell’Uruguay il Natale è sostituito dalla “festa della famiglia” santità (e la “settimana santa” dalla “settimana del turismo”). “Festa della famiglia”, quella di Betlemme ma anche tutte le altre famiglie che a lei destano scandalo e vorrebbe fare come se non esistessero.

Da quest’anno una nuova legge ha stabilito perfino che per gli orientali tutte le famiglie sono uguali, con pieni diritti e pieni doveri. Famiglie diverse, famiglie complicate, mono e pluriparentali, famiglie in frantumi e faticosamente ricomposte in altre forme senza che nessuno lanci anatemi. Famiglie eterosessuali e famiglie omosessuali, senza che nessuno minacci pene dell’inferno, credenti e ovviamente non credenti, riunite tutte insieme senza escludere nessuno e senza bisogno di autoattribuirsi primogeniture.

Sappiamo santità che lei ha una ricetta chiara per la complessità del Secolo, e sappiamo che lei è un uomo d’intelletto oltre che di fede. Ma la invito alla prudenza perché di anatema in anatema molti dei suoi suppliscono con troppa fede al troppo poco intelletto, che non sempre è indice di umanità. Guardi a Milano, dove il sindaco Letizia Moratti ha cacciato fuori dal tempio della scuola materna i bimbi figli di genitori che non hanno un timbro regolare sul passaporto. Non son bimbi anche quelli? Dove andranno quei bambini mentre i genitori cercheranno di guadagnarsi la vita e sperando di garantirne loro una migliore?

Santità, tra il Natale escludente suo e di Letizia Moratti, preferisco la festa della famiglia che si celebra in Uruguay. Chissà se quella che Alessandro Dumas definì la nuova Troia (Troia, non Sodoma, né Gomorra santità, non veda peccato dappertutto perché se tutto è peccato niente è peccato) non le porti consiglio.

Dedicato a Marcelo, che l’anno prossimo si sposerà con suo marito.