[1]
La carovana della pace è arrivata a Ciudad Juárez, città di frontiera con gli Stati Uniti, epicentro della violenza in Messico, già nota per le maquiladoras e i femminicidi, accolta da migliaia di persone che hanno vinto la paura per testimoniare esperienze di violenza e necessità di voltare pagina. FOTO IN ESCLUSIVA DI CHIARA CALZOLAIO
La carovana era partita una settimana fa da Cuernavaca, 3.000 km più a sud, per denunciare la violenza e l’impunità, con i 40.500 morti da quando Felipe Calderón è al potere, dei quali quasi 8000 solo a Ciudad Juárez.
“La carovana percorre la ferita del paese” ha detto uno dei partecipanti arrivato da San Luís Potosí su una delle decine di autobus capitanati dalla figura del poeta Javier Sicilia che ha segnalato come la guerra al narcotraffico stia affondando la democrazia stessa nel paese.
Oggi, venerdì, al termine di una giornata di discussione nei differenti tavoli di lavoro, che spaziano dall’esigenza di giustizia e di democrazia partecipativa alla necessità di un ripensamento profondo delle politiche securitarie, dalle radici economiche del crimine organizzato all’esigenza di alternative per i giovani, principali vittime della guerra, verrà firmato il “patto nazionale per la pace con giustizia e dignità”.
Quindi una parte della carovana sconfinerà a El Paso, in Texas, per esigere dal governo di Washington una nuova politica antidroga che smetta di scaricare sul Messico e sull’America latina i costi e il sangue della guerra al narcotraffico.
FOTO IN ESCLUSIVA DI CHIARA CALZOLAIO – clicca sulle immagini per ingrandirle
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
[9]
[10]
[11]
[12]
[13]
[14]
[15]
[16]
[17]
[18]
[19]
[20]
[21]
[22]
[23]
[24]
[25]
[26]
[27]
[28]
[29]