Ernesto Sabato, peccato per quei “due demoni”

È scomparso a 99 anni il grande scrittore argentino Ernesto Sabato. Al di là dei suoi contributi letterari imprescindibili, passa alla storia per essere stato alla testa della CONADEP, la “Commissione Nazionale sulla Sparizione di Persone”, al termine dell’ultima dittatura (1976-1983) che produsse il “Nunca Más” (mai più), il rapporto fondamentale (nella foto Sabato lo consegna a Raúl Alfonsín nel 1984) per iniziare a sapere davvero cosa fu il terrorismo di stato in Argentina e nel Cono Sud d’America e un contributo fondamentale per la crescita della coscienza dei diritti umani.

Se è evidente che non possono essere dimenticate le difficoltà con le quali quel rapporto fu redatto appena un anno dopo la caduta della dittatura e i meriti di Sabato nel renderlo possibile, questo passa alla storia per aver disegnato, proprio nel prologo del “Nunca Más”, quella “teoria dei due demoni” che per oltre vent’anni ha avvelenato i pozzi dell’interpretazione di quei regimi. Per Sabato due demoni, i militari e la sinistra militante, si confrontarono con le armi mentre una società innocente e attonita era vittima di entrambi.

Proprio la “teoria dei due demoni” fornì il quadro politico-culturale che permise l’abominio degli indulti che lasciarono per oltre vent’anni impuni i torturatori e gli assassini. Nonostante andasse ben oltre le intenzioni di Sabato proprio la “teoria dei due demoni” fornì ex-post una giustificazione ideologica generale alla cosiddetta “ideologia della sicurezza nazionale” per la quale le dittature latinoamericane violarono in massa i diritti umani.

In pratica, di fronte al demonio guerrigliero, ai militari -poteva ben essere la giustificazione- “se le había pasado la mano”, avevano esagerato. Così Carlos Menem poté mettere il “punto final” lasciando liberi migliaia di torturatori ed assassini in un contesto nel quale il ricatto di un possibile nuovo golpe forniva un’ulteriore giustificazione alla reciprocità di favori tra militari e classe dirigente, oramai presa dal carnevale di corruzione che fu il “pizza e champagne” (uno slogan che corrisponde a quello della “Milano da bere”) della dissoluzione dello Stato menemista.

Fu solo con la presidenza di Néstor Kirchner, al termine della notte neoliberale della quale l’impunità per i 30.000 desaparecidos era stata indispensabile prodromo (come si può punire la corruzione se migliaia di assassini sono liberi e impuni?), che le cose vennero messe al posto giusto.

Dal 2006 il “Nunca Más” ha cambiato prologo. Oggi la “teoria dei due demoni” di Sabato non è più la spiegazione “terzista” per le dittature e per nessuno studioso serio è ancora difendibile l’equiparazione di responsabilità tra dittature di destra e guerriglie di sinistra per spiegare gli anni ’70 in America latina. Kirchner riuscì nell’impensabile abrogazione delle leggi della vergogna e i processi ricominciarono permettendo davvero all’Argentina, in democrazia e in giustizia, di poter iniziare a voltare pagina.