A ciascuno la sua Binetti

In Uruguay si avvicina l’approvazione della “legge sulla salute sessuale e riproduttiva”, che depenalizza l’aborto. Sarebbe il primo paese, oltre a Cuba, a rendere legale l’interruzione della gravidanza in un continente dove 200 milioni di donne non possono abortire legalmente e rischiano il carcere. Passata al Senato, ci sono i numeri anche alla Camera. Ma proprio il presidente Tabaré Vázquez (nella foto elevato a paladino della vita dall’agenzia di stampa cattolica ACI) minaccia il veto.
Nel 2007, in Nicaragua, è stata approvata forse la più rigida legge contro l’aborto al mondo, frutto di un accordo tra Chiesa cattolica e sandinismo, che ha riportato Daniel Ortega al governo dopo 16 anni. Anche in Uruguay, dall’inizio del XX secolo il paese più laico del continente e forse del mondo, con una rigidissima separazione tra stato e chiesa, spirano venti incerti sulla legge che lo depenalizzerebbe.
L’anno nuovo dovrebbe portare all’approvazione a Montevideo della legge che depenalizza l’aborto, oppure ad uno stallo e ad un conflitto gravissimo tra potere legislativo ed esecutivo, ovvero tra il governo di sinistra del Frente Amplio e il parlamento espressione della stessa maggioranza.

Scritto in esclusiva per Latinoamerica.