- Gennaro Carotenuto - https://www.gennarocarotenuto.it -

Il PD e Lula

Su come la pensi rispetto alla mancata estradizione di Cesare Battisti, che considero un errore, ho scritto qui [1].

Fa letteralmente gridare di stupore l’appellarsi del Partito Democratico a Luiz Inácio da Silva. Indimenticabile (Lula non l’ha dimenticato sicuramente) è il Massimo d’Alema che, pochi mesi prima dell’elezione a presidente del dirigente del partito dei lavoratori (PT), scelleratamente ripeteva che “il nostro referente in Brasile è Fernando Henrique Cardoso”. Era convinto D’Alema che Cardoso non fosse l’ultimo presidente neoliberale e che Lula e il PT fossero solo una minoranza vetero-sinistrese che mai e poi mai avrebbe potuto vincere le elezioni in un mondo che andava altrove.

Non solo le previsioni di D’Alema dimostravano la totale ignoranza di questo di America latina ma, in questi otto anni, Lula, e il suo governo, hanno rappresentato un sassolino nella scarpa del cammino del PD oltre e fuori la sinistra. Mentre i D’Alema, i Veltroni, i Rutelli erano convinti che non fosse possibile pensare, dire e fare “cose di sinistra”, per dirla alla Nanni Moretti, gli otto anni di Lula hanno dimostrato esattamente l’opposto: che anche in un contesto liberaldemocratico è possibile concepire idee di sinistra e metterle in pratica.

Così corre un brivido nella schiena a leggere che Piero Fassino, politico favorevole ai respingimenti dei migranti voluto da Calderoli e Gentilini e che hanno messo l’Italia sotto accusa in tutto il mondo civile per flagrante violazione del diritto internazionale,  abbandonando solo parzialmente il linguaggio e le gabbie mentali italo-italiane di questi anni, firmi una dichiarazione che ha come incipit: “ci rivolgiamo a Lula, uomo di sinistra”. Erano anni che Fassino non pronunciava la parola “sinistra”. Perché mai si rivolgerà a me in quanto “uomo di sinistra”, deve essersi domandato Lula se qualche funzionario troppo solerte gli ha passato anche quelle inutili righe propinate in queste ore agli italiani in ogni pastone politico a cercare di dimostrare che il PD esiste ancora.

Per il PD, in questi anni, Lula e gli altri governi integrazionisti latinoamericani hanno rappresentato un problema da rimuovere, una seccatura, un’eccezione che conferma la regola della “fine della storia” per la quale non è il berlusconismo ma l’intera cultura politica italiana ad essere arretrata. Lo dimostra il fatto che in questi anni, a livello internazionale, i cuori del PD non solo non hanno battuto per la sinistra latinoamericana ma nemmeno per altri casi di pallida socialdemocrazia come quello dello spagnolo José Luís Rodríguez Zapatero, troppo laico o del tedesco Gerhard Schröder, troppo legato ai sindacati. Solo il guerrafondaio Tony Blair, rottamatore del laburismo e più tardi Barack Obama, non meno esotico per l’Italia di vari presidenti latinoamericani, hanno scaldato i cuori del centro-sinistra italiano.

Il PD (e prima di questo i DS) ha quindi deliberatamente scelto in questo decennio non solo di ignorare ma di contribuire a demonizzare il cammino dei governi latinoamericani che si sono allontanati dall’ortodossia neoliberale e dal fondomonetarismo. Ciò non perché questi potessero essere calco o copia per l’Italia, ma perché la loro stessa esistenza rivelava l’incapacità di offrire un’alternativa a quello che i DS hanno sempre considerato come il migliore dei mondi possibili: un berlusconismo liberato appena delle sue caratteristiche circensi e delle peggiori asprezze e inefficienze.

Non è perché la politica latinoamericana, il centro-sinistra di Lula, il peronismo dei Kirchner, il riformismo del socialismo del XXI secolo di Hugo Chávez, il “buon vivere” di Evo Morales, possano essere importati nella cultura politica europea. E’ perché il centro-sinistra italiano è incapace di pensare alternative al modello vigente (il Fassino che “se fossi un operaio starei con Marchionne” è un’altra perla) che “con questi dirigenti non vinceremo mai” e viviamo nella palude attuale. Al contrario l’America latina ha dimostrato che il concetto di “battaglia delle idee” sia più centrale che mai e proprio perciò vive una delle più vivaci stagioni della sua storia. Cosa ne sapete voi del PD di uomini di sinistra?