Il nuovo partito armato

atalmil Oggi è bene che il questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe si dimetta o venga rimosso dal Ministro dell’Interno Giuliano Amato. In uno stato democratico non è possibile ammannire l’opinione pubblica -come ha fatto Giacobbe- con una versione palesemente reticente dei fatti che hanno portato alla morte di Gabriele Sandri. Solo così si potrà sperare in indagini e poi in un processo sereno per quello che appare nella migliore delle ipotesi un oscuro incidente dovuto ad un uso illegittimo e ingiustificato della forza.

Ma è chiaro che il caso Sandri è un pretesto. Ieri in tutta Italia si è palesata l’esistenza di una forza paramilitare organizzata a livello nazionale in grado di agire in maniera concertata e di provocare violenze, vittime, ricattare, commettere estorsioni, minacciare (nella foto la mafia bergamasca), danneggiare una delle più grandi industrie nazionali, privare intollerabilmente migliaia di cittadini pacifici del diritto di fruire di uno spettacolo pubblico. Le cose vanno chiamate con il loro nome: stiamo parlando di nuovi Freikorps (le prime formazioni paramilitari tedesche nel primo dopoguerra) che non a caso sono sempre meno nemiche tra loro, anzi come dimostrato ieri agiscono di concerto, e sempre più trovano altri nemici, la legalità repubblicana impersonata dalla polizia, i giocatori neri, le stesse società se tentano di resistere a estorsioni mafiose che hanno trasformato quella di ultras perfino in una carriera professionale.

Da anni, in ogni sessione di laurea alla quale chi scrive prende parte, c’è almeno una tesi di laurea che si arrovella nel vano tentativo di spiegare e in genere difendere la cosidetta “mentalità ultrà”. Ma la questione è semplice: non esiste una mentalità ultrà, ma esistono i reati commessi dagli ultrà ed esistono delle connivenze politiche e malavitose chiare col mondo del cosiddetto tifo organizzato.

Negli ultimi vent’anni sono corsi parallelamente due fenomeni. Da una parte la società si è depoliticizzata e ha parallelamente vissuto un impoverimento culturale devastante. Le due cose sono note e collegate. La curva, prima generalmente apolitica, è stata occupata manu militari (con la violenza) dalla destra radicale razzista e xenofoba. Lo ha fatto con un piano preciso che non viene quasi mai denunciato: la passione sportiva di decine di migliaia di adolescenti poteva essere politicizzata a destra. La curva al posto della parrocchia o della sezione di partito. Hanno vinto, ci sono riusciti. Oggi decine di migliaia di giovani (sempre più ignoranti) si sono spostati verso la destra radicale a partire dal calcio. La destra moderata è interdetta tra il “legge e ordine” tradizionale e una tentazione di connivenza con quella massa di manovra. La sinistra è imbelle, come sempre. In questo paese non si può essere mai chiari come si dovrebbe: la violenza negli stadi è un fenomeno riconducibile all’ultradestra eversiva e si ricollega ad altre forme nelle quali la destra eversiva già si esercita, come il razzismo antimmigrati.

La violenza negli stadi è una palestra per questa nuova destra eversiva che sta già tracimando dagli stadi e che va fermata se si è ancora in tempo. E’ una palestra nella quale l’ultradestra può addestrare le nuove leve alla violenza nella più totale impunità. Come testimoniano i pogrom antimmigrati, questa massa di manovra è già pronta per il salto di qualità. Ci sono reati associativi e di eversione che possono già essere individuati e colpiti a Bergamo come a Roma. Bisogna fermarli prima che un nuovo partito armato non devasti quel poco che resta di convivenza civile in questo triste paese.