A cosa serve il giornalismo partecipativo

Aggressione

Il caso del lavoratore rumeno pestato brutalmente vicino Roma per avere cercato di riprendere col cellulare chi gli stava sequestrando l’auto (a torto o a ragione non è il merito), è uno straordinario esempio per spiegare a cosa serva il giornalismo partecipativo e come questo sia oramai indispensabile per contrastare la disinformazione sparsa a piene mani dagli untori del mainstream.

Il caso ha avuto una discreta diffusione a partire da Youreporter, dove il filmato può essere visto. Alla cosa è stato dedicato un servizio anche dal TG3. Ma è evidente che, senza il giornalismo partecipativo, un caso così esemplificativo di ribaltamento della realtà non sarebbe mai emerso.

Nel video si vede l’aggressione a sangue freddo contro un signore di 62 anni reo di star riprendendo (magna culpa) il sequestro della propria auto lasciata (presumibilmente) in divieto di sosta. Tutto è documentato. Ma al disinformatore di professione mandato sul posto (ci sarà andato?) dalla redazione viterbese del Corriere di cosa sia davvero successo non importa nulla. A lui, o lei, non si firma, importa di ricostruire una rassicurante verità di comodo nella quale l’aggressore, il deviante, è sempre lo straniero.

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Nel pezzo, che può essere letto per intero qui, la realtà viene completamente ribaltata. E’ il signore 62enne romeno che, pur con una mano occupata dalla videocamera, “prende a pugni l’autista del carroattrezzi”. No, non è un titolista frettoloso. Il testo spiega bene come l’aggredito sia l’autista del carroattrezzi colpito alla nuca con più pugni tanto da finire a terra e poi in ospedale. Che questi pugni siano una menzogna non importa al giornalista.

E’ un preciso e volontario stravolgimento della realtà da parte del cronista che si somma ad una serie di fatti gravissimi che, senza la diffusione partecipativa del video, non sarebbero mai emersi. Infatti, oltre all’aggressione a sangue freddo (c’entra l’essere romeno della vittima? Chissà…) da parte del tipo del carroattrezzi, altrettanto grave è la complicità del vigile urbano presente sul posto.

Questo non solo non difende l’aggredito dall’aggressore ma, con l’uomo in terra sanguinante, lo minaccia ripetutamente. In tutto questo i devianti romeni restano insolitamente calmi e, con il padre di uno di loro picchiato e coperto di sangue a terra, continuano con civiltà ad esigere il rispetto dei loro diritti. E a riprendere…

Magari emergerà che il video è manipolato. Ma, allo stato dei fatti, in un paese serio, al gestore del carroattrezzi sarebbe (anche) revocata la licenza e sia il giornalista che il vigile dovrebbero essere come minimo sospesi.