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Ecuador: l’ultima velina di Giovanna Botteri

giovanna-botteri1-300x279 [1] Al GR1 delle otto, Giovanna Botteri è tornata da Nuova York sul golpe in Ecuador, notizia per i media italiani acqua passata. Perché mai?

Perché il servizio sull’Ecuador era una velina dettata con uno ed un solo obbiettivo: difendere il governo degli Stati Uniti dall’accusa di non essersi tempestivamente e chiaramente mosso contro il golpe.

Siccome il servizio appariva una marchetta [2] spudorata (seguite il link per leggerne verso il fondo un’altra della Botteri più grave) della più bell’acqua, mi sono andato a ridare un’occhiata ai tempi.

Ebbene: da quando il ministro degli esteri spagnolo Moratinos (mica Hugo Chávez) condannava chiaramente il golpe a quando parla per la prima volta l’ambasciatrice statunitense presso la OEA, con parole molto più timide, passano circa tre ore.

Quando l’ambasciatrice parla, ultima tra gli ambasciatori OEA, è passata già oltre un’ora dalle dichiarazioni molto ferme contro il golpe da parte dei governi di destra di Cile, Colombia e Perù. Prima di quel momento gli Stati Uniti avevano semplicemente dichiarato di “monitorare” la situazione, che non vuol dire nulla, anzi, ed è tutto meno che solidarietà al governo legittimo. La realtà è che il governo degli Stati Uniti arriva buon ultimo tra i governi del continente nel condannare un golpe che a quel punto è già praticamente fallito.

Dunque il servizio della Botteri afferma il falso ed è tendenzioso per molti motivi. Infatti, se prima di allora il pubblico italiano fosse stato informato sulla polemica in essere sulla titubanza del governo Obama nel condannare il golpe in Ecuador, il servizio della Botteri avrebbe potuto avere un senso. Ma così come presentato dalla Botteri, per così dire “senza contradittorio”, questa excusatio non petita, suona sospetta per chi ascolta.

La cosa è giornalisticamente brutta perché, all’interno di una polemica completamente espunta nel servizio, la Botteri riferisce come oggettivante uno solo dei punti di vista, quello del governo degli Stati Uniti (il che fa appunto del pezzo una velina) che evidentemente sente il bisogno di difendersi e farsi difendere.

La Botteri neanche si preoccupa di citare il fatto che, se quella difesa si è resa necessaria, vuol dire che altre fonti abbiano considerato perlomeno ambiguo e ritardatario il prendere posizione da parte del governo degli Stati Uniti e che altre ancora (certamente malevole visto il cristallino curriculum dei governi degli Stati Uniti in tema di rispetto della sovranità latinoamericana) abbiano addirittura chiamato tale governo in causa considerandolo ispiratore del golpe.

Se a tutto ciò aggiungiamo che la CNN, un canale all-news in genere capofila del mainstream nel dettare la linea dell’interpretazione occidentale degli eventi mondiali, ha impiegato otto ore (due ore in più dell’ambasciatrice alla OEA) prima di parlare di sequestro di Correa (ovvero di golpe), capiamo che per l’ennesima volta l’ambiguità è stata la cifra dell’agire statunitense che, per difendersi, ha ritenuto di dover “ispirare” qualche centinaio di Botteri nel mondo a sua difesa.

Di peggio ha fatto solo El País di Madrid, per il quale solo il blitz dell’esercito, 11 ore dopo il sequestro e quando ormai tutto era finito con la sconfitta dei golpisti, ha costretto controvoglia ad ammettere che di sequestro si trattasse. Sequestro sì, ma golpe no. Per il quotidiano madrileno, ancora adesso, è solo solo il governo che definisce golpe gli accadimenti di giovedì. Per quanto concerne El País siamo oramai nella sfera del patetico e perfino la Botteri, tutto è relativo, in confronto farebbe un figurone.