I segnali di fumo di Mariastella Gelmini e quelli di forza dei ricercatori

06 Mariastella Gelmini lancia segnali di fumo e per la prima volta nomina l’astensione dei ricercatori dalla didattica che fino a ieri aveva rigidamente ignorato. Fa generiche promesse (siamo appena ai “vedremo”) ad una categoria che ha sempre pubblicamente disprezzato e fatto sistematicamente demonizzare dai disinformatori di professione.

In cambio chiede che i ricercatori rinuncino alla loro protesta. A tali promesse nessuno dotato di senno può prestare attenzione. Ma il segnale lanciato non va sottovalutato, perché mostra il fianco scoperto del governo.

Questo non può permettersi di far vedere all’opinione pubblica moderata di essere oramai così incartato, tra tinelli monegaschi e campagna acquisti dei Cuffaro e dei Calearo, da non riuscire neanche a far cominciare l’anno accademico.

Da giorni molti atenei, o singole facoltà, alle quali si è aggiunta proprio oggi l’università di Palermo, di fronte all’impossibilità di offrire un programma di corsi completo (dovuta alla legittima astensione dei ricercatori, che si sono finora fatti carico gratuitamente ed al di fuori dei loro compiti del 40% di tutta la didattica nei nostri atenei per ritrovarsi più bastonati di tutti dalla riforma), stanno rinviando di almeno due settimane l’intero inizio dell’anno accademico.

Rinviare l’inizio delle lezioni è una forma di favorire una trattativa che il governo ha sempre sdegnosamente rifiutato. Ma è anche il prendere atto della forza del movimento dei ricercatori. Nelle presidenze e nei rettorati, dopo la figuraccia del Rettore di Bologna che promuoveva il crumiraggio come soluzione, il rinvio sembra anche la maniera di minimizzare i danni ed evitare un inizio a macchia di leopardo delle lezioni in tutto il paese.

In queste ore si capirà se al rinvio si sommerà La Sapienza di Roma (il più grande ateneo al mondo insieme all’UNAM di Città del Messico). Se anche questa Università rinvierà l’inizio dell’anno accademico proprio a causa della forza della protesta dei ricercatori, il presunto unanimismo sulla riforma che piace a tutti, compreso Rutelli che già l’ha votata e UDC e PD che la voterebbero volentieri, andrà a farsi benedire.

Si entra quindi in un momento cruciale: a giorni il mancato inizio dell’anno accademico potrebbe essere in prima pagina su giornali e televisioni. Il governo se lo può permettere o accetterà dopo mesi di trattare seriamente?