Precari crumiri per Mariastella Gelmini?

dionigi A Bologna, il rettore Ivano Dionigi (foto), con una logica ottocentesca da padrone delle ferriere, dà un ultimatum di 48 ore ai ricercatori che hanno deciso in piena legittimità di astenersi dalla didattica: altrimenti vi sostituirò con dei precari.

La cosa, se non fosse drammatica, sarebbe divertente. I Ricercatori universitari, di gran lunga la categoria più massacrata dalla legge Gelmini, dalla manovra Tremonti, e dal complesso mediatico-diffamatorio, coprono gratuitamente ma non obbligatoriamente, visto che il loro lavoro è un altro, il 40% della didattica in Italia. La didattica a contratto (cioè fatta da personale non strutturato, nella maggior parte dei casi giovani precari) è pagata una cifra imprecisata che può andare da nulla (zero, gratuita) in molte università fino a poco più di 100 Euro l’ora in alcune fortunate università del Nord. Se facciamo una media di 50 Euro lordi l’ora, un corso di 40 ore (che si sappia che tutto il resto, esami, tesi, riunioni è sempre gratuito) ogni corso tenuto gratuitamente dai ricercatori all’interno del loro carico didattico, costerebbe circa 2.000 Euro.

Duemila Euro lordi è una miseria per chi è qualificato e finisce per dedicare un impegno costante durante l’anno all’insegnamento. Sono tanti soldi per le Università strozzate dal duo Gelmini-Tremonti. Di conseguenza con quali soldi si pagherebbe il crumiraggio? Ogni facoltà organizza anche centinaia di corsi all’anno per coprire tutte le discipline. Per cento corsi di ricercatori che in pieno diritto si astengono, Dionigi e i suoi colleghi della CRUI (la Conferenza dei Rettori) dovrebbero trovare dall’oggi al domani 200.000 Euro. Se su base nazionale si estendesse l’ultimatum di Dionigi, Tremonti dovrebbe trovare un finanziamento straordinario di 150-200 milioni di Euro. Anche a considerare che solo una parte dei ricercatori si astiene parliamo di 70-100 milioni di Euro. Andiamo Ivano…

A fare questi conti si penserebbe che i soldi che non ci sono per l’ordinaria amministrazione e l’ordinaria immissione in ruolo di giovani capaci (con 100 milioni si paga un anno di stipendio di 4.000 ricercatori neoassunti) si trovino per una operazione antisindacale di crumiraggio. Non è neanche così.

Tanto è vero che la pallottola è spuntata che il Preside di Agraria, Prof. Andrea Segrè, parla di “costi ridotti o simbolici”. Come dire: “bambole, non c’è una lira”. Ma i genitori che pagano le tasse universitarie dovrebbero sapere che spesso ai loro figli tengono lezione persone, più o meno qualificate, pagate 3-4 Euro netti l’ora. Quest’anno, se il diktat Dionigi dovesse espandersi, queste persone potrebbero essere in qualche caso la maggioranza dei docenti. E qualcuno al governo dovrebbe spiegare perché in Università pubbliche di un paese avanzato ci si trova da molti anni ad affidare corsi fondamentali a docenti retribuiti con una cifra che non ha alcun rapporto con l’importanza del lavoro svolto.

Almeno i crumiri dell’800 si prestavano a sostituire i colleghi in sciopero per il pane. I crumiri di oggi, ai quali a parte qualche promessa nulla può essere dato proprio per il combinato disposto della Legge Gelmini e della Manovra Tremonti, blocco del turn-over in testa, si sostituirebbero a chi legittimamente si astiene a costo zero o quasi per essere poi scartati il prossimo anno come merce usata.

Perchè succede tutto questo? Perchè nella logica padronale del governo, della CRUI e degli interessi forti di Confindustria, la Bocconi, la Luiss e pochi altri, i 25.000 ricercatori italiani, 9.000 dei quali sono legittimamente astensionisti e si riconoscono nella Rete 29 aprile, non devono essere ascoltati a nessun titolo, nessuna trattativa può essere aperta e questi devono essere quotidianamente diffamati dai giornali che verrebbe da definire “padronali”.

I ricercatori hanno preannunciato la loro astensione da molti mesi ma il governo è sempre stato sordo a ogni trattativa. La Gelmini disprezza i ricercatori e giammai si siederà ad un tavolo con loro, anche perchè il 99,99% di questi, anche i peggiori, hanno un curriculum infinitamente superiore al ministro che li governa.

La cosiddetta “Riforma Gelmini”, un colpo mortale all’idea di istruzione universitaria pubblica e ad almeno la metà delle Università del Centro e del Sud, oltre che essere la fine di ogni speranza di immissione in ruolo per almeno 8-10 anni proprio per molti dei precari che risponderanno alla chiamata di Dionigi, non ammette riesami e trattative: deve passare così com’è.