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Messico: López Obrador ci riprova

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Andrés Manuel López Obrador, in uno Zócalo di Città del Messico gremito (foto) di sostenitori, ha annunciato ieri la sua candidatura alle elezioni presidenziali 2012.

Dopo il trionfo del 2006, del quale fu privato solo a causa di massicci brogli che portarono al potere l’illegittimo Felipe Calderón, AMLO ha annunciato che contenderà il Messico “alle mafie del potere” con una struttura militante forte, in grado di controllare passo a passo il processo elettorale e svegliare i cittadini per creare quella che López Obrador vuole essere una necessaria “insurrezione civile”.

Tra le riforme costituzionali annunciate da López Obrador c’è l’elezione diretta dei membri della corte suprema che, secondo il candidato, dovrebbe essere alla base della ricostituzione di un sistema legale oramai inesistente nel paese e che, con Felipe Calderón presidente ha già patito 25.000 morti in una guerra civile non dichiarata tra apparati dello stato che controllano e/o sono controllati dai cartelli della droga.

Inoltre AMLO ha annunciato la democratizzazione dei mezzi di comunicazione di massa (già vediamo El País di Madrid strepitare contro la censura, sic) oggi concentrati in poche mani come solo in Italia, una riforma fiscale, la priorità all’industria nazionale, la riattivazione delle campagne e il rafforzamento di tutti i programmi sociali in quella che considera una rivoluzione morale necessaria nel paese.

Per López Obrador è infatti “indispensabile creare una nuova corrente di pensiero che rafforzi valori culturali, morali e spirituali per invertire un’etica pubblica che considera l’avidità una virtù, il denaro il valore supremo e dove la società è stata indotta a pensare che tutto sia lecito senza alcuno scrupolo morale”.

Per farcela se la dovrà vedere con il rampante Enrique Peña Nieto, governatore dello Stato del Messico, quasi sicuro candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale pronto a tornare al potere dopo gli anni disastrosi del PAN di Vicente Fox e Felipe Calderón. Peña Nieto rappresenta ancor più di FeCal il simbolo di tutto quello che il Messico civile dei sostenitori di Andrés Manuel aborriscono: il Messico dei soldi facili (per pochi), il Messico senza legge dove si manda ad ammazzare un rivale per pochi pesos certi della totale impunità, il Messico della narcopolitica dove l’avidità e la mancanza di scrupoli sono una virtù.