Haiti, bilancio di un disastro a sei mesi dal terremoto

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A sei mesi dal terremoto l’isola di Toussaint L’Ouverture (il giacobino nero, l’ex-schiavo protagonista della lotta per l’indipendenza del primo stato nero al mondo a fine ‘700), è ancora una montagna di macerie. Qualcuno le ha calcolate, 20 milioni di metri cubici di macerie, ma nessuno sa, o vuole, rimuoverle a meno di non comprare pezzo per pezzo quello che resta di Haiti.

A sei mesi dal terremoto che ha causato 222.570 vittime (300.000 secondo fonti altrettanto autorevoli) in uno dei luoghi ambientalmente più difficili al mondo, Haiti denuncia di trovarsi in un contesto di quasi occupazione militare straniera di fatto. Non è la prima della sua storia difficile, ma le migliaia di militari stranieri (fino a 20.000 i marines) sono lì con uno scopo preciso: assicurare la spartizione tra le multinazionali di quel che resta del paese.

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