Denigrare Diego Maradona, ricomincia lo sport nazionale

Ci sono personaggi intoccabili, qualunque cosa facciano. Altri, soprattutto se non rappresentano poteri forti, o sono non allineati o non affini agli interessi dei media mainstream, possono essere denigrati, insultati impunemente, distrutti nell’immagine, trattati come se fossero dei poveri incapaci, offesi nella propria persona e professionalità.

Succede a politici, si pensi a Evo Morales o Hugo Chávez, vittime continuamente di azioni di sicariato mediatico. Succede al più grande giocatore di calcio di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, personaggio sul quale si può sparare ad alzo zero e sul quale di qui alla fine dei mondiali si eserciterà l’odio feroce degli italioti. Questi a partire dal 5 luglio 1984 lo disprezzano come se fosse Totò Riina (ma gli italiani odiano Riina?) e avrebbero ardentemente preferito di vederlo morto per piangere magari lacrime di coccodrillo.

Ciò per una colpa imperdonabile: la cocaina? Nooooo! Per aver vinto giocando con le maglie di un paese del Sud del mondo e di una città del Sud d’Italia. Adesso, morto e risorto varie volte, Diego Maradona è l’allenatore dell’Argentina ai mondiali in Sudafrica. Tutto cambia ma non cambia il viscerale odio che Diego patisce e l’accanimento con il quale viene denigrato dai media.

Guardate per esempio questo articolo fastidiosamente diffamatorio di Paolo Manzo su Panorama. Non vuole criticare legittimamente le scelte dell’allenatore Maradona ma è costruito per far passare Diego Maradona per uno che fa le convocazioni non sulla base di scelte logiche ma sulla base di amicizie e parentele. Purtroppo per Manzo, per cercare di dimostrare la sua tesi, e  ridicolizzare “el Diego de la gente” si esercita in una sequenza di errori, aggiustamenti ed omissioni.

Vediamo brevemente le più grosse, giusto come lezione:

Voi avreste lasciato a casa uno come Javier Zanetti, bandiera dell’Inter che ha vinto quasi tutto quest’anno (il quasi i nerazzurri sperano di toglierlo dopo la finale di Madrid con il Bayer) per portare ai Mondiali sudafricani tal Fabricio Coloccini, 28enne difensore del Newcastle che in Italia è conosciuto soprattutto per la sua fallimentare stagione milanista del 2004-2005?

Risposta:

Il provinciale Paolo Manzo, che vede il calcio con il prisma del solo campionato italiano, finge di non sapere che anche nel 2006 José Pekerman, allora allenatore dell’albiceleste, non convocò il capitano dell’Inter Zanetti, oggi 37enne. Non domandatemi perché, io non capisco di calcio, ma “Panorama” omette di scrivere che Maradona non è stato il primo a mettere da parte Zanetti. Maradona però non può fare scelte tecniche, sbagliate e magari pagarne il prezzo, deve per forza avere delle motivazioni umorali, non tecniche. E per trovarle "Panorama" preferisce la strada dell’illazione denigratoria:

Zanetti, al pari di Cambiasso, non si è mai “preso” con Maradona.

Ovvero, sostiene tra le righe Manzo, Maradona non convoca Zanetti perché gli è antipatico. Come era antipatico a Peckerman nel 2006 ma non a Maradona che lo ha fatto giocare (anche da capitano) per poi optare per altri giocatori del ricchissimo calcio argentino. Ogni Mondiale, per selezioni come l’Argentina o il Brasile, devono essere lasciati a casa campioni. Per esempio Samuel e Verón oltre a Zanetti nel 2006, Javier Saviola e Juan Román Riquelme nel 2002, Caniggia nel 1998, Ramón Díaz e Jorge Valdano nel ’90, il grande Ubaldo Fillol nell’86 o perfino il giovane Maradona al quale nel 1978 fu preferito José Daniel Valencia. Non importa, se Maradona non chiama Zanetti non può essere per scelta tecnica.

L’articolo di “Panorama” prosegue con tono irridente e domandine retoriche tra altre illazioni diffamatorie verso Maradona e verso i giocatori che ha scelto:

Dovendo “tagliare” un attaccante tra Martin Palermo del Boca (la squadra di Maradona), l’unico attaccante dell’Argentina in grado di sbagliare tre rigori in una partita ufficiale, Sergio Aguero dell’Atletico Madrid (marito di Gianina, la figlia di Maradona e papà di Benjamin, nipotino di Maradona) e Diego Milito dell’Inter (vicecapocannoniere della serie A, campione d’Italia e finalista di Champions ma nessun rapporto parentale-amicale con Maradona) chi non portereste ai mondiali sudafricani? La domanda sarebbe retorica per qualsiasi persona normale ma non per Dieguito che deve ancora decidere.

Per Paolo Manzo di "Panorama" Diego Maradona dunque non è una persona normale, violando così svariati codici deontologici ed etici. Maradona sarebbe un subnormale, un minorato psichico che alle soglie dei 50 anni può essere ancora chiamato (in tono offensivo) col nomignolo che aveva da ragazzino non in grado di intendere e di volere. La volgarità di Panorama è tale da usare in maniera subdola la supposizione che una persona “non sia normale” a fini denigratori.

Andiamo con ordine: nonostante gli ultimi tagli siano difficili per tutti (ma non per Manzo), Maradona ha portato Diego Milito ai mondiali. Va detto però che il 31enne Milito non ha mai avuto grande fortuna in nazionale. Dal debutto del 2003 in sette anni ha giocato appena 21 partite segnando solo 4 gol. Escluso dai mondiali 2006 da quel subnormale di Peckerman è stato riserva anche nella Coppa America 2007 quando il non normale era Alfio Basile ma l’Argentina arrivò inopinatamente in finale. Milito è stato ripescato, udite udite, da Diego Maradona che lo ha schierato in quattro partite di qualificazione e adesso lo farà debuttare ai mondiali. Allora Manzo? E’ normale omettere tali informazioni?

Inoltre: chi sono Palermo e Agüero che Manzo avrebbe scartato senza riflettere e che potrebbero denunciare "Panorama" per diffamazione per averli descritti come dei raccomandati convocati solo perché ammanicati con l’allenatore?

Sergio Agüero, classe ’88, se non è Messi poco ci manca. È due volte campione del mondo under 20 (2005 e 2007) e campione olimpico nel 2008. Nel mondiale 2007 fu giudicato il miglior giocatore in assoluto. Nel 2008 fu eletto miglior giocatore del campionato spagnolo e nell’ultimo campionato ha segnato 12 gol e confezionato altrettanti assist per Diego Forlán. Insomma non è proprio un Lavezzi qualsiasi (figurarsi Manzo se Diego avesse convocato el Pocho…) e magari Marcello Lippi avesse un giocatore come lui da lasciare a casa come pretende il settimanale del gruppo Mondadori. Per Manzo però El Kun va ai mondiali solo perché è il marito della figlia di Maradona.

Poi "Panorama" liquida Palermo come quel poveretto in grado di sbagliare tre rigori in una partita e che viene convocato solo perché gioca nella squadra nella quale ha militato Maradona, il Boca. Anche qui Manzo finge di non sapere che il Boca è… il Boca Juniors, una delle 4-5 squadre più titolate al mondo nella storia del calcio avendo vinto 3 coppe intercontinentali e 6 Libertadores, la coppa dei campioni sudamericana oltre a 23 scudetti argentini. Deve esserci qualcosa di losco se Maradona pesca giocatori da questa squadretta di portuali italiani.

Dopo aver scambiato il Boca con la Sambenedettese "Panorama" scredita Martín Palermo come raccomandato. Il vecchio Palermo, 36 anni ben portati passati a fare gol, è (per la rabbia di Manzo) il giocatore del Boca che nella storia ha segnato più gol (appena 222, senza contare quelli fatti in Europa), ed è in splendida forma, avendo realizzato dieci gol nelle 19 partite dell’ultimo campionato argentino.

Memoria selettiva: in quella sfortunata Coppa America 1999, dove sbagliò i tre rigori, Palermo (va da sé che Manzo olvida il dettaglio… come in un tango) fu anche il capocannoniere, con 3 gol in 4 partite e, quando ha giocato in nazionale, ha segnato 8 gol in appena 13 partite con una media tripla rispetto a quella di Milito.

Ricordando Francesco de Gregori, evidentemente Manzo, pur di denigrare Maradona, non sa che non è da questi particolari (i rigori) che si giudica un giocatore. Ma sì, noi da questi particolari ci pregiamo di giudicare un giornalista.