Io ci voglio credere

Con Francesca Esther e Paolo Manzo

Francesca Esther: Io ci voglio credere. Ne ho bisogno, Caracas deve crescere farlo in fretta e bene, voglio credere in Chávez, voglio pensare che a prescindere dal nome questa città diventi almeno vivibile, che l’aparheid un giorno non troppo lontano sia soltanto un brutto ricordo. Da quando avevo 6 anni desidero vivere a Caracas, non chiedermi perchè, non so darti una risposta concreta, so soltanto che la mia vita è il Venezuela, Caracas.

Paolo Manzo: Gentile Carotenuto, concordo pienamente con lei sullo scandalo della non notizia sull’ipotetica proposta di cambiare il nome a Caracas da parte di Chávez che, anzi, ieri ad Aló Presidente ha detto esattamente il contrario. Il problema è derivato da alcuni lanci pomeridiani dell’Ansa, un’agenzia che quando mia moglie lavora a Euronews usano solo per approfondire eventuali notizie dall’Italia lanciate da AFP e Reuters ed è letta “cum grano salis” da tutti. Credo che questa sia stata l’ennesima occasione per dimostrare tutta la “professionalità” di certi giornalisti italiani che non conoscono nulla al di là del loro minuscolo giardinetto di casa e che, soprattutto, ignorano una summa della stampa, ovvero la verifica delle fonti.

Gennaro Carotenuto: Io non so se è colpa dell’ANSA. Ma so che a nessuno di loro, i Ciai, le Nocioni, i Battista… tutti ex-comunisti, interessa niente dell’apartheid. Per loro a Caracas, a Santiago, a La Paz neanche esiste l’apartheid.
Non dico che la desiderino, ma temo proprio che pensino che diocito ci ha fatti ricchi e poveri, così è sempre stato e così sempre sarà. Pensano che l’apartheid sia cosa buona e giusta. E che anche nelle favelas debbano ringraziare diocito per vivere nel migliore dei mondi possibili.

Purtroppo per noi, il peccato originale di loro che sono stati comunisti, è una brutta scimmia da gestire. La curano col disprezzo, con la negazione delle ingiustizie, col rancore, negando, mentendo, soprattutto con l’indifferenza verso la sorte dei poveri della terra. E Antonio Gramsci, quello che odiava gli indifferenti, si rivolta una volta di più nella tomba.
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