Voti e manifesti, le tariffe dei clan

L’affare elezioni nel mirino della Digos

Dai venti ai cinquanta euro per un voto, mille voti a 20mila euro. Sotto osservazione deli investigatori Castellammare e Gragnano 

NAPOLI (23 marzo) – Dai venti ai cinquanta euro per un voto alle elezioni regionali. Un giro vorticoso di banconote per accaparrarsi la maggioranza dei consensi, senza disdegnare il metodo della compravendita «porta a porta», addirittura condominio per condominio.

Ed ancora: il monopolio dell’attacchinaggio dei manifesti, cinquanta centesimi per ogni poster affisso, con la possibilità – in alcuni casi e in certe precise aree – di chiedere l’intercessione alla camorra, che in cambio del doppio garantisce che nessuno ricoprirà quella pubbloicità elettorale per almeno una settimana.
Sono i contorni del grande affare elettorale, un business che starebbe muovendo ingenti spomme di denaro. Dalle periferie dell’area settentrionale di Napoli – soprattutto Scampia e Secondigliano – ai grandi Comuni del litorale vesuviano, con Portici in testa. Sospetti, e in alcuni casi molto più di semplici sospetti. Sono i contorni – che ora naturalmente andranno approfonditi in sede inquirente e giudiziaria – di un’inchiesta condotta dal nostro giornale partendo dalle dichiarazioni di alcuni testimoni che dichiarano cose nette, precise, inequivocabili.
Tocca ora alla Digos e ai carabinieri – i quali hanno già attivato da tempo i propri servizi informativi – approfondire ed eventualmente trasmettere in Procura. L’ufficio inquirente di Napoli ha già aperto due fascicoli per altrettante situazioni «calde», da tenere sotto stretta osservazione. Vedi alla voce «liste pulite»: la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha formalizzato le deleghe di indagine per verificare la regolarità del voto, e ancor prima quella delle liste elettorali, o meglio la loro composizione. Sono due le realtà geografiche nel Napoletano che al momento restano sorvegliate speciali dalla magistratura inquirente.
Castellammare di Stabia e Gragnano. Indagano la Squadra mobile della Questura diretta da Santi Giuffrè e i locali commissariati di polizia. Intuitive le ragioni che hanno indotto la Procura diretta da Giovandomenico Lepore a chiedere una particolare attenzione nei confronti di queste due realtà. Per Castellammare è ancora troppo fresca la ferita del caso Tommasino.
Tra i killer del consigliere comunale c’era Catello Romano, che risultò iscritto al Pd. A Gragnano, in occasione delle ultime amministrative, si registrarono casi di presunti brogli elettorali. Vennero anche arrestati due cugini.
Giuseppe Crimaldi
Daniela De Crescenzo

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