L’editoriale di Pierluigi Battista e l’ora legale di Hugo Chávez

Molti amici sono arrabbiati con me per non aver “stroncato” l’editoriale di PG Battista sul Corriere della Sera. Altrettanti mi fanno notare la maniera tendenziosa di come a reti unificate, si parla del cambiamento di fuso orario del Venezuela, graziosa maniera di far passare per pazzo qualcuno. Ma non sanno neanche che ai tropici l’ora legale non serve.

Pierluigi Battista è un signore molto di destra, spaventato anche dalla sua ombra, probabilmente non ha mai messo piede in America Latina e ovviamente non si è mai preso la briga di intervistare il Presidente Chávez.

Ma Battista scrive un editoriale, non un articolo informativo. Lo infarcisce di balle e di pregiudizi, che riprende da articoli infedeli, ma è pur sempre un editoriale, un commento, un’opinione. Nella quale opinione ha il pregio di entrare nel merito del problema del Socialismo del XXI secolo. Lo fa ovviamente per condannarlo, cosa del tutto legittima, ma almeno affronta il problema. Finora i velinari, da Repubblica a Liberazione, hanno sempre eluso il problema “socialismo”, girando intorno al tema e preferendo ridicolizzare l’esperienza bolivariana.

E’ pessimo giornalismo ma è anche eticamente illegittimo infarcire un pezzo informativo, una notizia, di commenti, di battutine acide che spesso diventano gratuitamente offensive, irridenti. E’ la Nocioni che cita Telesur per irriderne (mentendo) con un “che tanto non vede nessuno”. E’ Omero Ciai in tutte le sue forme. E questi sarebbero i cultori del giornalismo anglosassone e della separazione tra fatti ed opinione?

Ed è penalmente perseguibile per il reato di diffamazione a mezzo stampa, infarcire articoli di notizie false e tendenziose che è quello che costantemente fanno i media mainstream. Affermare come fece Alessandra Farkas, dello stesso giornale di Battista, di aver incontrato giornalisti di media fatti chiudere da Chávez è un falso ed una palese calunnia nei confronti di Chávez.

Della storia del fuso orario non ci sarebbe molto da dire, sennò che Repubblica, Corriere della Sera e perfino il GR1 delle 13 di oggi, a reti unificate (se non è pensiero unico questo…) copiano e incollano pezzi dell’agenzia originale invece di riscrivere con paroline proprie. E se non fosse stata l’occasione per parlar male di Chávez (fa riflettere) la notiziola non sarebbe mai stata diffusa.

In pratica, stando fisicamente il Venezuela a metà tra un fuso orario e un altro, ha deciso di spostare l’ora ufficiale di mezz’ora per poter sfruttare al meglio le ore di luce. Non è il primo né l’ultimo paese a spostarsi di mezz’ora e i fusi orari decisi a Greenwich dall’impero britannico stanno stretti a molti. Dov’è la notizia?

Eppure il servizio del GR1 attacca con: “In Venezuela non hanno neanche l’ora legale, ma l’ultima trovata del presidente Chávez è che adesso avranno addirittura l’ora ufficiale”. Con parole analoghe si esprimono Repubblica e Corriere, che parla di “bizzarro provvedimento”, tutti evidentemente copincollando la stessa agenziola.

1) Sanno, questi guitti del giornalismo, che nessun paese tra i due tropici ha l’ora legale perché, durando il giorno costantemente intorno alle 12 ore, cambiare ora in inverno non porterebbe alcun vantaggio?

2) Come diavolo deve chiamarsi l’ora ufficiale di un paese se non “ora ufficiale”?

3) Sanno questi apprendisti stregoni dell’antichavismo che ogni anno molti paesi scelgono se e come modificare il loro orario ufficiale e la loro ora legale? Possiamo aspettarci analoghi articoli?

Ovviamente non sanno rispondere a nessuna di queste domande. L’unico loro scopo è irridere a Chávez, ma sono troppo ignoranti e rimediano una figuraccia vergognosa.

Perché si mettono in queste situazioni che ne rivelano l’impresentabile professionalità?

Ovviamente il tutto è inserito in un contesto generale. Se l’Unione Europea certifica da sempre che le elezioni in Venezuela sono le più monitorate e pulite al mondo, ci sarà sempre qualcuno che dirà che ci sono stati brogli.

Se la stessa istituzione attesta che nelle ultime elezioni quattro quinti dei media erano nelle mani dell’opposizione, poi si troverà sempre qualcuno disposto a mentire raccontando che in Venezuela non c’è libertà d’espressione.

Perché questo fuoco di fila? Per evitare che si parli di socialismo. In maniera offensiva Chávez deve essere sempre descritto come un buffone e delle sue proposte politiche non bisogna parlare. E quel 63% di venezuelani che l’hanno votato? Cosa importa… sono quasi tutti Lumpen… le spiegazioni non mancano, assistenzialismo, demagogia, clientelismo, ignoranza. E quando tutto manca, per spiegare come mai Chávez stravinca le elezioni ci ricordano sempre che anche Hitler vinse le elezioni e Mussolini aveva consenso. E che c’entra? La Costituzione partecipativa del Venezuela come il Mein Kampf e la nazionalizzazione del petrolio come le Leggi razziali fasciste?

E se invece quel 63% di venezuelani fosse solo felice di partecipare ad un mirabile processo di inclusione sociale e quindi vota Chávez perché il Venezuela e le loro vite si stanno trasformando in positivo? E’ quest’ultima ipotesi a non dovere neanche essere presa in considerazione.