Cile, sciopero dei minatori precari per “il rame che fu nostro”

La Codelco (Corporación del Cobre) continua ad essere la maggior produttrice al mondo di rame, anche se le resta meno del 30% della produzione. Il resto è stato tutto privatizzato da Pinochet prima e dalla Concertazione poi. Da ieri, lunedì, 28.000 contrattisti sono in sciopero a tempo indeterminato, bloccando le due più importanti miniere al mondo, i giacimenti di Chuquicamata e El Teniente. Lo sciopero ha bloccato al 100% la produzione nella maggior parte dei giacimenti.

Una volta si lottava per la nazionalizzazione, adesso gli obbiettivi sono ben più limitati. I “minatori precari” cileni non si sognano neanche di chiedere di essere assunti. Pretendono solo di guadagnare lo stesso salario dei lavoratori a tempo indeterminato (circa 280 € al mese) e sono così fuori di testa da volere cose fantascientifiche nel Cile neoliberale come servizi basici di salute, piani per case popolari ed educazione sia per i figli che per i lavoratori stessi.

Dalle proteste degli studenti medi (universitari no, perché l’Università è oramai riservata alle élite) a quelle contro il Transantiago (i trasporti urbani privatizzati semplicemente non vanno più nelle comunas -quartieri- popolari), quello che viene dai minatori è un altro segnale. I nostri media, così solerti a fare le bucce ai governi integrazionisti, a partire da quello venezuelano, sono acriticamente affascinati dal Cile di Michelle Bachelet. Ma anche se loro tergiversano, sotto la crosta sfavillante il modello neoliberale cileno è pieno di ruggine.


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