Da Caracas, in difesa di RCTV

Emiliano Guanella: Premesse. Non sono antichavista, non lo sono mai stato. Conosco qualcosa di Caracas, sono stato con i motoqueros di Chavez alla Vega, ho visto il buon lavoro del Nucleo Endogeno Fabricio Ojeda a Catia, capisco perfettamente l’importanza dell’inserimento, finalmente, nella società venezuelana di milioni di persone che nella zona est di Caracas sono ancora oggi ghettizati. Conosco la storia del golpe, ho intervistato Eva Golinger, ho letto il suo libro e credo alle sue carte. So che Rctv non fa televisione di qualità, le sue telenovelas sono terribili e superate in qualità dai brasiliani, le loro news parziali, Radio Rochela offensiva a volte nei confronti del Presidente in quanto istituzione. Enfin, credo che delle cose buone siano in marcia. Ma so anche che la violenza è grande, che Chavez non ne parla quasi mai, che il latte e lo zucchero, molto spesso, scarseggiano, che per fare investimenti pubblici ci vuole visione e trasparenza,che le riserve diminuiscono in maniera preoccupante, che all’Ucv entrano ogni tanto con le pistole in mano, che chi ha firmato per Sumate (organizzazione da sempre teleguidata dagli Usa, ca va san dire) da 5 anni non becca un contratto con lo Stato. Molto altro ancora, compresi i motoqueros-agenti Pm che ti puntano la pistola in faccia (mi è successo, è tutto filmato)e la tv pluralista che passa solo “pubblicità” del nuovo socialismo e die giochi della riserva.
So queste cose e mi manca sicuramente di saperne molte altre. Ma alla fine di tutto mi chiedo: è proprio necessario chiudere -perchè togliere la licenza via etere e mettere un canale tuo vuol dire chiudere e chi fa televisione questo lo sa benissimo – un canale privato? E’ questa la democrazia partecipativa?
Scettico, non schierato, amareggiato. Saluto e ringrazio dello spazio concesso.

Gennaro Carotenuto: Caro Guanella, come ha ricordato oggi Maurizio Chierici sulle pagine dell’Unità, se Marcelo Granier (il padrone di RCTV) avesse fatto quello che ha fatto a Caracas l’11 aprile, negli Stati Uniti sarebbe finito sulla sedia elettrica. In Venezuela ha continuato a fare l’eversore per altri cinque anni, non ha fatto un giorno di galera e oggi continua libero in strada continuando a fare l’editore di vari media. Concorderà con me, l’eversione non ha nulla a che vedere con la libertà d’espressione.

So perfettamente, e lo scrivo da sempre, che il sistema giudiziario venezuelano è un buco nero senza discontinuità e che non c’è un corrotto né della IV né della V in galera. Ma questo non significa che non si debba mai cominciare. Allo stesso modo scrivo che il Canal8 è uguale e contrario alle squallide televisioni dell’opposizione. Ma tra una pessima televisione filogovernativa (in Italia abbiamo esperienza) e incitare all’assassinio del presidente della Repubblica, ammetterà che ce ne corre.

E va bene che negli Stati Uniti per il falso in bilancio ti becchi 20 anni e in Italia questo fu depenalizzato, ma è profondamente sbagliato pensare che in Venezuela si possa violare la legge e non dover pagare mai, che è quello che pensava Granier. Dalle sue parole emerge invece che, per motivi di opportunità politica, era meglio lasciare Granier ai suoi complotti, alla sua TV spazzatura e alla sua eversione che nulla avevano a che vedere con la libertà d’espressione. Ebbene, non sono d’accordo.

Detto tutto questo, sottolineo fermamente tre punti:

1) che la televisione commerciale non ha nulla a che vedere con la libertà d’espressione. Anzi, ne è l’antitesi e dovremmo dibatterne.

2) che la campagna orchestrata contro il Venezuela, mentre in tutto il mondo una licenza su dieci che scade non viene rinnovata, per esempio nella Colombia di Uribe, senza che nessuno scriva una sola riga, sia stata così malintenzionata da essere parte dello stesso disegno eversivo del golpe e della serrata del 2002. E se uno ha a cuore la democrazia non può non denunciare tale campagna.

3) che lo scadimento del giornalismo occidentale, disposto a negare la propria stessa dignità accettando di coprire una notizia da un solo punto di vista, quello di RCTV, ha raggiunto livelli di vero allarme democratico. Chi è arrivato a scrivere balle come che la UE ha condannato il Venezuela, o che RCTV era l’unico canale dell’opposizione, eccetera… è solo un bandito e a mio modo di vedere dovrebbe essere licenziato in tronco dai giornali dove lavora. E tutto questo, converrà, non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione.