Web 2.0: conoscenze comuni, abusi privati

Stamane ho aperto il sito dell’ottimo Giulietto Chiesa, Megachip, ed ho cominciato a leggere la prima notizia, quella d’apertura, scritta da tale Massimiliano Valdannini:

“Segreto di Stato: a Genova ci fu un disegno repressivo, prima condanna per la Polizia al G8 del 2001. La censura da parte dei media è stata rigida ed assoluta: della sentenza di Genova non si doveva…”

Insomma, tale Massimiliano Valdannini ha rubato per intero un mio articolo per il sito Criticamente.it firmandolo e spacciandolo come suo, come testimonia l’immagine. Vado sul sito in questione, e scopro che su quattro articoli in prima pagina, ben tre sono articoli miei. Pur se opportunamente citato, addirittura scopro di essere elencato nella pagina “redazione” (e chi vi ha autorizzato?), non c’è l’unica cosa che io chiedo ESPLICITAMENTE per la ripubblicazione dei miei articoli, sia quelli scritti originariamente per il sito, sia quelli scritti per altri media: il link cliccabile al mio sito.

Non ho tempo né per perlustrare la rete, né per scrivere, e vorrei evitare di denunciare qualcuno, ma è chiaro che una breve riflessione su questa giungla si impone.

Un paio di mesi fa, mi imbattei in un portalino di quelli pacifisti, cattocomunisti, con la fiammella di Amnesty, la bandierina della pace e la dedica di Alex Zanotelli, che più a sinistra e politicamente corretti non si può, che non cito per carità.

Avevano pubblicato decine di miei articoli a mia insaputa e senza link. Chiesi semplicemente che rispettassero la mia richiesta e inserissero i link. Un tizio che si firmava “la redazione” mi rispose in maniera particolarmente volgare e aggressiva che “non era loro politica mettere il link alla fonte”, e che dovevo solo ringraziarli perché veicolavano i miei contenuti. Ovvero: tu prendi un articolo da un sito che chiede in cambio solo di mettere un link, ma siccome “non è tua politica” l’articolo te lo prendi lo stesso, ma il link non lo metti. Francamente patetico!

Solo per caso ieri mi è stata segnalata un’altra copia dell’articolo di cui sopra, riprodotto peraltro correttamente da decine di siti e blog, depurato completamente da ogni riferimento all’autore. Questo è ovviamente il caso più grave, trattandosi di un furto sfacciato ed è il meno rintracciabile, ma mi sembra anche meno interessante culturalmente. Così come scarico musica gratis, pubblico articoli -che evidentemente apprezzo- scritti da un altro ma firmandoli come miei. E’ un furto, non c’è altro da dire.

Ma se il Web 2.0, quello dei contenuti prodotti gratis dagli utenti, è una grande invenzione commerciale che produce (produrrebbe) utili a costi vicini allo zero (vedi Youtube), con un geniale meccanismo di schiavismo volontario, cosa spinge un ambiente noprofit, teoricamente collaborativo, con attenzioni e tensioni etiche a comportarsi in maniera peggiore? Eppure il web, i blog, portali, portalini e aggregatori, sono tutti pieni di un arrampicarsi sugli specchi per citare e non citare l’autore di un pezzo, non solo il sottoscritto ovviamente. L’era di Internet sembra disegnare un nuovo paradiso terrestre comunicativo. L’informazione è disponibile, ottima, in abbondanza e gratuitamente. Ma è come se citare la persona che materialmente si è documentata, sporcata le mani e ha scritto l’articolo fosse una diminutio dei gestori del sito. Come mai così spesso l’autore viene fatto slittare dalla testata, lì in alto, ben visibile, fino giù giù in fondo e altri trucchetti equivalenti?

E’ opportuno ricordare che inserire il link cliccabile non è un vezzo:

1) permette facilmente al lettore di andare al sito dell’autore originale. Se mi stimi non hai motivo per impedirlo ed è comunque un servizio al lettore. Non vuoi che il lettore abbandoni il tuo sito? Metti il parametro _blank che fa aprire un’altra finestra.

2) il link (o backlink tecnicamente) permette di tracciare la pubblicazione accrescendo il valore (non commerciale ma culturale) e i contatti del sito. A più link -spero non mi legga Simone Carletti per la semplificazione- migliore posizione nei motori di ricerca. O temi che linkandomi ti faccia concorrenza? Ma allora sei sleale.

3) Il link permette una valutazione importante. Quanti lettori provengono realmente da Megachip? Quanti da Criticamente? Quanti da Kilombo? Quanti dagli amici Annalisa Melandri o Antonio Pagliula?

In pratica, senza link, i lettori vengono privati del diritto di essere facilitati a raggiungermi, ed io in quanto autore vengo privato del diritto di riceverli. Ma allora questi siti sono come le piante carnivore, o come le ragnatele dei ragni. E la loro ragnatela non serve per tessere fili e fare contatti, ma è l’esatto contrario dell’idea originaria di rete, Inter-net, dell’idea di condivisione delle conoscenze, ma serve solo per intrappolare sia i lettori che gli autori.

Oggi come oggi il backlink è importante quanto o più dello stesso nome dell’autore. Se reputi un articolo degno della riproduzione, perché non devi favorire la conoscenza del lavoro globale dell’autore stesso?

Il peccato di Megachip, o di Criticamente, è veniale (ma quello di Valdannini no) perché non c’è volontà di cancellare l’autore. Ma c’è anche la mancanza di volontà di preoccuparsi di chi produce in maniera volontaria i contenuti. Chi scrive alimenta da anni questo sito producendo al 95% contenuti propri e originali. Il motivo principale, nonostante scriva altrettanto materiale per giornali, saggistica, libri, è quello di diffondere il mio lavoro. Ma voglio diffondere il MIO lavoro in quanto Gennaro Carotenuto, non il mio lavoro in quanto contributore semianonimo e involontario su Megachip o su Criticamente. Non mi interessa. E soprattutto non ho ceduto loro altro diritto che quello di pubblicarmi senza pagarmi. Siccome non mi paghi allora avanti un altro? Bene, pubblica un altro allora.

Resta il mistero. Se Criticamente.it fa il 75% della prima pagina con contenuti tratti da GennaroCarotenuto.it è plausibile che apprezzino tali contributi. E allora cosa li spinge a non rispettarmi?


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