- Gennaro Carotenuto - https://www.gennarocarotenuto.it -

Banca d’Italia: "Gli immigrati non tolgono lavoro"

Studio di Bankitalia sull’occupazione:
"C’è complementarietà con gli italiani"

ROMA
L’ondata migratoria che ha investito il nostro paese negli ultimi anni non ha tolto lavoro agli italiani, ma ha aumentato le possibilità di occupazione per i cittadini del nostro paese, se non altro quelli più istruiti che mirano a posti di gestione e di amministrazione rispetto alla massa di stranieri con mansioni tecniche ed operaie e per le donne che, grazie a badanti e baby sitter, riescono a poter far fronte agli impegni fra famiglia e lavoro.

A evidenziare la situazione è uno studio della Banca d’Italia dedicato al fenomeno immigrazione e contenuto nel rapporto sulle economie regionali del 2008 che afferma come «la crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazioni per gli italiani» e in cui si evidenzia «l’esistenza di complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne».
In pratica, secondo l’elaborazione degli economisti dell’istituto centrale, l’afflusso di lavoratori stranieri «impiegati con mansioni tecniche ed operaie può aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani». L’arrivo degli stranieri ha inoltre modificato, secondo Via Nazionale, il tradizionale afflusso dal Sud al Centro Nord di lavoratori con bassi titoli di studio per il settore industriale. Nelle regioni del Centro Nord infatti, maggiormente interessate dall’immigrazione dall’estero è aumentato l’afflusso di italiani laureati a fronte di una modesta riduzione di quelli con un titolo di studio più basso. Gli stranieri nelle regioni centro settentrionali hanno incontrato così una domanda di lavoro prevalentemente nel settore industriale «che in passato era soddisfatta dall’immigrazione interna dal Mezzogiorno».
Secondo il rapporto inoltre gli stranieri hanno sì un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani ma scontano un più basso livello di scolarità. Questo, insieme a una maggiore concentrazione in settore e mansioni a minori contenuto professionale (il 79,3% degli stranieri occupati regolari al Centro Nord infatti fa l’operaio contro il 35,1% degli italiani), comporta che i redditi da lavoro dipendente nel settore privato degli stranieri siano inferiori di circa l’11% a quello degli italiani. Il 44% degli immigrati infatti è impiegato in occupazioni non qualificate o semi-qualificate (contro il 15% degli italiani), una percentuale che sale a quasi il 60% nel Mezzogiorno.
Una nota dolente è rappresentata dalle nuove generazioni di stranieri che, secondo la Banca d’Italia «rappresentano una componente rilevante della futura forza lavoro nel paese». Nel 2007-2008 gli alunni con cittadinanza non italiana erano 570mila (di cui in terzo nati in Italia), il 6,4% del totale. Tuttavia uno straniero su quattro fra i 15 e i 10 anni (uno su tre se risiede al Mezzogiorno) ha abbandonato la scuola contro il 12% degli italiani, una percentuale già alta per il contesto internazionale.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200908articoli/46502girata.asp [1]