Su Zapatero, Ségolène Royal, l’ergastolo ai militari argentini, la riforma elettorale

Con Maura Giorgi, Angelo Nathan, Piero De Luca. Le osservazioni di Maura sono di straordinario interesse, in Italia è oggetto di un cordone sanitario di svillaneggiamenti la candidata francese alla presidenza della repubbica Ségolène Royal e il nome del capo del governo spagnolo (che -mi piace ricordarlo- rivela origini di classe già che vuol dire "calzolaio") diventa addirittura un insulto. Piero, che dirti, almeno informativamente non possiamo lamentarci. Il processo è stato coperto con costanza ed attenzione dalla più preparata giornalista RAI in assoluto, Cecilia Rinaldini.

Maura Giorgio: Ho letto oggi l’articolo sulla candidata francese all’Eliseo e ne approfitto per inviare una mia considerazione. Siccome sono anzianotta continuo a pensare che quando si hanno cariche istituzionali non si possa lasciar andare la lingua e che sia opportuno usare toni "istituzionali" Ora il signor Zapatero è il capo democraticamente eletto di un paese alleato. Chiunque ha il diritto di giudicarlo come crede, ma penso che i vari ministri italiani e parlamentari non dovrebbero usare la parola Zapatero come un insulto da lanciarsi ad ogni occasione, con disgusto e discredito. Mi stupisce che la Spagna non abbia ancora protestato con il nostro governo, a riguardo. Allo stesso modo se io fossi ministro degli esteri (si fa per dire) penso non dovrei parlare di Bush con gli stessi toni con cui ne parlo da privato cittadino. Nulla mi vieta di affermare che dissento dalla sua politica, ma come ministro mi guarderei bene da affermare in sede istituzionale che è un pezzo di… Causando un incidente diplomatico. Questi atteggiamenti volgari della nostra politica, propri di berlusconi ma non distanti da molti altri ministri prodiani, ci stanno sempre più spingendo lontano dai paesi civili.

Angelo Nathan: nel sondaggio sulla riforma della legge elettorale ho votato per il sistema tedesco, perché lo ritengo il migliore per le esigenze italiane, ma certo non è l’unico. Anche il doppio turno alla francese potrebbe garantire con una efficacia sufficiente sia la rappresentatività che la governabilità. Così come i sistemi misti, che molti considerano esempi di compromesso all’italiana: il mattarellum certo lo era, ma in altri paesi sistemi misti creati in maniera più seria funzionano egregiamente. Ciò che è da evitare, a mio parere, è il maggioritario a turno unico all’inglese, visto che è stato quello, in un contesto politico disgregato come il nostro, a dare un forte potere di ricatto a partitini come Udeur e Lega.
Tuttavia, quello che vorrei sottolineare è che il problema principale non è tanto il sistema elettorale, ma il bicameralismo perfetto, e cioè la presenza di due camere con uguali poteri, con il governo che deve avere il rapporto fiduciario con entrambe. La razionalità di questa scelta era giustificata nel 1948, in un contesto di forte polarizzazione tra Dc e socialisti-comunisti, ma nella situazione odierna non è più utile, ed è anzi insostenibile: se le due camere sono elette con sistemi (ed elettorati) diversi, c’è il forte rischio di avere maggioranze diverse, con la conseguente ingovernabilità; se fossero elette con sistemi ed elettorati uguali, allora una sarebbe l’inutile doppione dell’altro.
Visto e considerato che oggi l’Italia è un sistema regionale, con molti poteri assegnati agli enti locali, la strada da seguire dovrebbe essere quella di Francia e Germania, e cioè l’affidare alla camera alta, il Senato, poteri in ambito locale, e lasciare il rapporto fiduciario con il governo alla sola camera bassa. Il ruolo di "raffreddamento" del bicameralismo perfetto potrebbe essere recuperato con l’obbligo di doppia votazione per ogni disegno di legge, come già avviene in altri paesi. Inoltre, andrebbe eliminato il divieto per i minori di 25 anni di votare per il Senato, visto il cambiamento del suo ruolo.
Tutto questo è possibile solo con una riforma costituzionale seria (non quella di Calderoli, quindi), ma ci sono oggi i numeri per farlo? Temo di no, ma se almeno i politici si mostrassero consapevoli della necessità di modificare il bicameralismo perfetto, sarebbe già un bel passo avanti. Purtroppo, a parte Violante, mi sembra che nessuno abbia evidenziato questo punto che ritengo cruciale, per garantire stabilità e anche trasparenza ai governi.

Piero De Luca: C’è un giudice a Berlino (e a Roma)
Ergastolo per Jorge Eduardo Acosta, comandante del Servizio Informazioni e capo carismatico dell’Esma, Alfredo Astiz, comandante di uno dei gruppi di sequestratori e torturatori, Jorge Raúl Vildoza, comandante dell’Esma, Héctor Febres, responsabile del destino dei bambini nati dalle prigioniere sequestrate in stato di gravidanza, Jorge Vañek, comandante delle operazioni navali. Per cinque macellai argentini è arrivato finalmente, dopo trent’anni, il momento della giustizia.